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“C’era una volta un Re…”. L’inizio delle favole ha spesso quest’incipit, parole che scaldano il cuore e che fanno subito tornare un po’ bambini nello spirito. Il Re protagonista della nostra storia si chiamava Berardo, figlio di Wiginisio, ed era membro della famiglia Berardenga. Verso il settimo secolo, questo giovane Lord fu mandato dalla natia Francia a presiedere i possedimenti del padre nelle recentemente acquisite terre di Toscana, regione della quale senza dubbio si innamorò e dove visse buona parte della sua vita, dando seguito ad una discendenza nobiliare che per secoli è rimasta a presidiare su queste dolci colline. Non è un caso che a tutt’oggi alcune località del Senese riportano il nome della Berardenga nel proprio toponimo: Castelnuovo Berardenga, Montalto Berardenga, Monte Luco della Berardenga…

 

 

Il bello delle storie è che sono vive, si mischiano e si contaminano, restano pulsanti fino al giorno che non scegliamo di incastonarle nelle pagine dei libri e di lasciarle diventare storia (al singolare) ed esempio morale, a discapito del mondo intorno che cambia.

Può dunque capitare che in quelle stesse terre dove un tempo cavalcava Berardo, e che fanno parte oggi di un regno altrettanto nobile e rinomato chiamato Chianti Classico, la storia vitivinicola abbia stabilito che si usi un determinato vitigno, ma che al tempo stesso  ci sia oggi una cantina che in barba alla rigidità del disciplinare decida di sperimentare e di piantare vitigni nuovi, provenienti anche loro dall’Oltralpe per raccontare nuove storie di vino.

 

 

Si tratta di Vallepicciola, azienda nata nel 1996 dalla passione di Bruno Bolfo, il quale, a completamento dell’attività alberghiera, decise di estendere i 3 ettari di vigne iniziali fino agli attuali 110, tutti nel Comune di Castelnuovo Berardenga appunto.

I 65 ettari attualmente in produzione (altri 40 lo saranno nei prossimi 3 anni) sono ovviamente per la maggior parte dedicati a Sua Maestà Sangiovese, vero protagonista di queste terre da tempo immemore con il nome di Chianti Classico. Ma a fianco di questo storico vitigno, è stata fatta la scelta coraggiosa e sorprendente (visto che la redditività del non cambiare è assicurata da queste parti) di piantare vitigni internazionali quali Pinot Nero, Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot e Chardonnay.

 

Non si tratta di un atto di lesa maestà, ma di un omaggio ad uno dei terroir più straordinari presenti in Europa e nel mondo, che permette di spaziare in pochi ettari tra varietà molto differenti tra loro, per ottenere vini sorprendentemente piacevoli ed equilibrati.

 

 

Proprio la variabilità dei terreni rappresenta infatti una peculiarità di Vallepicciola, che grazie ad un armonioso alternarsi di suoli, tra amalgami di argille, marne calcaree, marne bluastre, tufo, arenarie e sabbie, ha permesso alla diversa natura delle vigne di esprimersi al meglio.

 

 

In pochi anni Vallepicciola ha portato una ventata di novità nel panorama vinicolo del Senese, grazie soprattutto ad alcune scommesse particolarmente riuscite, come quella del Pinot Nero. La volontà di sperimentare la si coglie anche dalle molteplici etichette realizzate con questo uvaggio, declinato in rosso, rosato e (prossimamente) spumantificato con un affinamento di minimo quattro anni sui lieviti. Un successo testimoniato anche dai numeri, visto che le ventimila bottiglie di Pinot prodotte la scorsa annata sono a stento a soddisfare la domanda crescente.

 

 

Il matrimonio felice tra la storia vitivinicola Toscana e la nuova tradizione figlia di Bolgheri la si celebra pure nel SuperTuscan creato da Vallepicciola, con un 60% di Cabernet Sauvignon,  20% di Cabernet Franc e 20% di Sangiovese.

 

 

Ma i vini non si fanno solo in vigna, anche la cantina ha la sua parte di merito in questo progetto. Tutto il mondo Vallepicciola cresce infatti all’interno delle mura dello splendido esempio di architettura organica (ispirato dalla lezione di Frank Lloyd Wright) realizzato grazie alla visione della proprietà e all’estro dell’Arch. Margherita Gozzi, responsabile sia del progetto che autrice del logo aziendale.

 

 

Su tutte le etichette troneggia infatti il volto simpatico e semiserio di un Re Giullare, emblema contemporaneo che si ispira proprio alla storia di Berardo. Una storia d’amore per questa terra, che continua a vivere in tante storie diverse rinchiuse dentro delle bottiglie.

 

+info: www.vallepicciola.eu

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