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Due anni appena per confermare un percorso che già nel 2015 sembrava avviarsi sulla buona strada. Dal 2015 al 2017 il contributo della filiera della birra italiana alla crescita della ricchezza e al benessere del nostro Paese, il cosiddetto valore condiviso, è cresciuto di 1 miliardo di euro. Tutto riportato dall’Osservatorio Birra, in una relazione creata da Althesys per conto della Fondazione Birra Moretti del Presidente Alfredo Pratolongo. Per calcolare il valore condiviso, lo studio ha analizzato tutte le fasi della filiera della birra (approvvigionamento materie prime, produzione, logistica, distribuzione e vendita), considerando gli effetti diretti (valore aggiunto, contribuzione fiscale, occupazione, ecc) delle attività dell’industria birraria italiana, quelli indiretti e indotti, le ricadute degli investimenti pubblici.

 

 

LO STUDIO – Sono oltre 30 i milioni di italiani che consumano birra, per l’80% durante i pasti. Lo scopo della Fondazione è proprio quello di promuovere la cultura della birra in Italia attraverso  la cultura alimentare, incentivando studi e la creazione di posti di lavoro. Una serie di studi e ricerche, iniziati nel 2017 con il focus sul valore condiviso della birra, poi un approfondimento sulle relazioni con l’Ho.Re.Ca e le famiglie, e con la grande distribuzione (giugno 2018) una vera e propria analisi dell’evoluzione del palato degli italiani. Fino ai risultati odierni, incentrati sul valore aggiunto della birra all’economia italiana: la ricerca è affidata ad Althesys, di cui è direttore l’economista Alessandro Marangoni.

BIRRA MOTORE D’ITALIA – “Un’industria” spiega Marangoni, “non produce ricchezza solo per sé, ma ha ricadute sul l’intero sistema socioeconomico. Il valore condiviso crea occupazione, nuove imprese e risorse fiscali creando l’effetto leva denominato indotto”. Nel 2017 l’industria della birra ha generato più di 8.8 miliardi di euro di valore condiviso, marcando un +13% negli ultimi due anni. Si tratta di più di mezzo punto di PIL, ed equivale a  poco meno della metà del valore condiviso creato dall’industria delle bevande, il 93% del settore vinicolo. E c’è una protagonista assoluta: “Nello specifico, la Lombardia rappresenta più di un quarto del totale nazionale, con 137 birrifici artigianali, più di tutte le altre regioni, 25.000 dipendenti, 662 milioni di salari lordi, 1.06 miliardi di contribuzione fiscale e quasi 4 milioni di ettolitri prodotti e consumati”. Per un confronto con la realtà nazionale, in italia la filiera della birra conta circa 92.000 dipendenti nella filiera, 2.4 miliardi di salari lordi, 4.2 miliardi di contribuzione fiscale. A testimonianza dell’impatto dell’indstria birraria sull’economia generale del paese, basti pensare che ciascun dipendente del settore comporta 23 impiegati nei settori collegati, dalle consegne, alla distribuzione, alla pubblicità.

ORGOGLIO E VANTO – Un enorme motivo di vanto per il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana: “Quello della birra è un settore estremamente importante per la nostra economia, capace di intuire gli interessi e le mode, come dimostra il boom di produttori. Siamo all’avanguardia, ed è il caso di dirlo, brindiamo a questo aspetto. Noi contribuiamo allo sviluppo e speriamo di continuare su questa strada”. E per il Gruppo Heineken, nelle parole dell’Aministratore Delegato per l’Italia Søren Hagh: “Per Heineken la Lombardia è più che importante, stiamo vivendo una primavera della birra e l’Italia nel mondo è uno dei paesi con maggior sviluppo e peso, sia in termini di volume che di valore”. Gli investimenti di Heineken nel Belpaese sono numerosi e importanti, come la title sponsorship per il Gran Premio di Monza, piattaforma ideale per promuovere il consumo responsabile con la campagna when you drive never drink; o il più grande birrificio d’Italia, a Comun Nuovo (BG), uno dei più grandi d’Europa, che produce più di 450 milioni di bottiglie.

FUTURO – Soprattutto, Heineken guarda al futuro ponendosi al fianco dell’intero sistema birra in Italia, sia sul lato pratico che su quello culturale. Nel gennaio 2019 aprirà i battenti l’Università della Birra, a Milano in zona Lambrate: “La crescita del settore promuove e richiede una maggiore conoscenza su produzione e promozione e serve una piattaforma adatta a sviluppare la cultura dell’intera dimensione. Sarà un modo completamente innovativo per fare formazione”. È invece di un anno e mezzo fa l’acquisizione del microbirrificio Hibu come nuovo partner: “Un laboratorio di idee, un esempio della realtà dei microbirrifici, che hanno contribuito a generare informazione e valore per la birra in Italia”. Il piano è quello di avviare un progetto di crescita che premi la varietà, investire sui giusti punti vendita, e rincorrere la certezza di sviluppare il marchio insieme a Hibu, garantendogli massima indipendenza. Passione, ricerca, innovazione e investimenti per cementare il credo secondo cui quando cresce la conoscenza, con la cultura, aumenta il valore di un prodotto.

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