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Finora l’AI è stata usata per scrivere articoli, fare ricerche e persino creare scatti fotografici. Però, nessuno ha ancora seriamente pensato all’uso dell’intelligenza artificiale nel mondo degli alcolici.

Kevin Shaw, responsabile di un’azienda di design per il packaging di bevande alcoliche ha lanciato l’allarme: “Produttori di vino, importatori, consumatori, sommelier, designer di etichette, giornalisti e fotografi, occhio, l’AI sta arrivando anche per voi”. Shaw ha illustrato i rischi, ma ammesso che esiste anche un’opportunità enorme, senza precedenti, di utilizzare la potenza, l’influenza e la scala dell’AI “a nostro vantaggio, ma prima dobbiamo capire cosa può fare e quale potenziale impatto positivo può avere sui settori del vino, delle bevande, della vendita al dettaglio e dell’ospitalità”.

Di recente l’AI ha creato in Francia un blend seguendo le indicazioni di un’enoteca (chiedeva un “vino biologico eccezionale e fruttato della regione di Languedoc con i vitigni Grenache e Syrah”) e un’etichetta di vino. AI, perdipiù, ha persino scritto una recensione.

“Non riesco a pensare a chi non ne sarà influenzato – continua Shaw – ma inizierò con il mio settore specifico: ciò che due designer impiegavano una settimana a realizzare, ora può essere fatto da uno solo in un giorno. È lo strumento di progettazione più potente da quando è sbarcata Apple: io ero presente quando è successo e quando un’intera generazione di grafici ha iniziato a cercare altri lavori”.

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L’app Sommelier è già in funzione e grazie all’intelligenza artificiale sarà ancora più fruibile. Ma un enologo può essere sostituito da un’intelligenza artificiale? Certo, ovviamente non per produrre un’etichetta super premium ma per un vino da tavola senza troppe pretese potrebbe bastare. L’AI, inoltre, assembla tutte le analisi di laboratorio direttamente dal proprio telefono e indica cosa fare dopo. “Questa tecnologia è già qui”, afferma Shaw.

Enoteca o il buyer di un supermercato? L’AI può aiutare a indicizzare tutti i vini acquistati, analizzare le vendite in ogni settore, inserire le tendenze e i dati demografici dei consumatori e proporre una serie di scaffali perfettamente ottimizzati con una serie di etichette private perfettamente nella media. “Fa tutto questo in due minuti, si aggiorna ogni tre secondi e gestisce tutta la logistica meglio di quanto potrebbe fare un essere umano – afferma Shaw -. I motori di ricerca potrebbero fare tutto questo già ora. Con ogni rivenditore. Contemporaneamente. Mancano solo alcuni dati e alcune righe di codice”.

Difficile al momento bilanciare rischi e opportunità e guidare verso un utilizzo razionale. Forse il rischio principale è quello dell’omologazione. Sta già girando una barzelletta sull’intelligenza artificiale: un algoritmo di apprendimento automatico entra in un bar. Il barista chiede: “Cosa prende?”. E l’algoritmo risponde: “Cosa prendono gli altri?”.

FONTE: www.federvini.it/

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