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L’addio a Silvio Berlusconi: dalla Standa, ai ristoranti al vino, il ruolo nel food&beverage italiano


Con la scomparsa lunedì 12 giugno a 86 anni di Silvio Berlusconi all’ospedale Sam Raffaele, se ne va un uomo che ha segnato la storia dell’Italia, da qualsiasi parta la si voglia guardare. Una figura divisiva, amato o odiato, uomo politico e imprenditore dai tanti interessi, ha cambiato la società italiana nei vari settori in cui ha operato, dall’edilizia, all’editoria, alla finanzia, al calcio, sino alla famosa discesa in campo in politica del 1994. Il rapporto di Berlusconi con il food&beverage è stato caratterizzato soprattutto dall’avventura imprenditoriale della Standa nel settore del retail, ma ha segnato anche indirettamente i settori dell’alimentare, della ristorazione e del vino con il suo vissuto quotidiano.

 

STANDA Il Biscione per alcuni anni ha investito direttamente nel settore della grande distribuzione, quando Fininvest nel 1998 acquisì da Montedison il 70% della Standa, società fondata nel 1931 dalla famiglia Monzino. Grazie a una campagna di comunicazione importante, il brand diventa molto popolare ed entra nelle case degli italiani. Nel 1991 con l’acquisizione dei Supermercati Brianzoli, società fondata dalla famiglia Franchini, il gruppo Fininvest amplia il business, con l’accorpamento alla Standa.  A seguito di una serie di scontri con la famiglia Franchini, si arriva alle dimissioni dei tre fratelli Gianfelice, Peppino e Angelo nel 1994 che erano rimasti in società con quote minoritarie, anno in cui il ramo Euromercato che gestiva gli ipermercati Standa, viene ceduto al gruppo GS. Nel 1998 la Fininvest avvia lo scorporo della Standa, con la divisione alimentare viene ceduta a Nuova Distribuzione (società fondata da Gianfelice Franchini e operativa fino al 2019 con i marchi SuperDì e IperDì) mentre il ramo non alimentare passò a Coin. Silvio Berlusconi dichiarò successivamente di essere stato costretto a vendere la Standa per via della discesa in campo in politica, viste anche le difficoltà nella concessione delle autorizzazioni da parte dei Comuni del centro sinistra. Mentre secondo altri, la vendita sarebbe stata dettata dalla necessità di liquidità di Gruppo Fininvest, vista l’esposizione con le banche.

MADE IN ITALY Strenuo difensore del made in Italy e dell’italianità, Berlusconi è stato un amico dell’agricoltura italiana, come ricorda una nota di Coldiretti. “Il popolo della Coldiretti, i suoi soci, le famiglie coltivatrici, il suo gruppo dirigente salutano dolenti Silvio Berlusconi. E’ stato un amico dell’agricoltura italiana guardando sempre a noi di Coldiretti, come a un tassello prezioso e da valorizzare per gli interessi del Paese. Gliene saremo sempre grati. Tutto il nostro cordoglio alla sua famiglia, ai suoi cari, ai suoi amici”. Un uomo molto attento alla sua forma fisica, dalle sue corsette vestito di bianco con lo stuolo di collaboratori al seguito, aveva anche delle preferenze alimentari ben precise. Noto il suo amore per la pizza Margherita, per la mozzarella di bufala, ma anche per il classico gelato alla crema come dessert. Grande anche la sua passione per la carne, con in testa l’arrosto al ragù e l’ossobuco, ma si narra che il Cavaliere amasse la parmigiana di melanzane, le mezze maniche al forno alla siciliana e la classica cotoletta alla milanese.

 

RISTORANTI PIENI Rimarrà nella storia la frase di Berlusconi sui ristoranti pieni, come smentita alla crisi finanziaria che stava facendo traballare l’Italia e il suo governo nel 2011. Da Milanello a San Siro, dal quartiere Isola al Teatro Manzoni, dallo Sporting di Milano 2 all’Assassino, il ristorante milanese di Ottavio Gori dove si faceva notte dopo le partite di Coppa del Milan di Sacchi e degli olandesi negli anni ‘90. Agli inizi degli anni 2000, il quartier generale notturno milanese Berlusconi divenne “Giannino“ a due passi da piazza della Repubblica, dove aveva una saletta riservata separata dall’ambiente principale e un tavolo a cui non mancava mai Galliani, un locale diventato un tempio del calciomercato con gli affari conclusi a tavola.  Per serate più informali, c’era La Risacca 6 in via Marcona oppure Giacomo Bistrot in via Sottocorno. Più di recente Berlusconi aveva fatto visita anche al Crazy Pizza dell’amico Flavio Briatore. Fra i ristoranti preferiti del Cavaliere a Roma c’era «Il Palato di Alfredo», aperto nel 2013 in via Metastasio 21 da Alfredo Pezzotti, per 25 anni maggiordomo e ombra fedele di Berlusconi.  Frequentatore abituale di Fortunato al Pantheon, quando era gestito dal proprietario e fondatore Fortunato Baldassarri, scomparso nel 2014. Nella capitale fu stato avvistato negli anni anche al BaGhetto, specialità di cucina ebraica, nel cuore dell’antico Ghetto o da Checco dello Scapicollo sulla Laurentina, con i suoi parlamentari per una cena prenatalizia.

LAMBRUSCO E CHAMPAGNE Non era noto per essere un grande bevitore Silvio Berlusconi, ma ha segnato profondamente anche il mondo del vino, dove per anni le cantine hanno fatto la gara per acchiappare al volo un suo endorsement. Come lo scorso autunno a ottobre 2022, quando un audio rivelò il regalo di 20 bottiglie di Lambrusco a Putin, rispondendo all’omaggio per il compleanno con altrettante bottiglie di vodka. Le bottiglie volate in Russia erano dall’azienda agricola Rinaldini da cui l’ex premier si sarebbe rifornito per anni, cantina storica fortemente radicata nel territorio emiliano, a Sant’Ilario d’Enza in provincia di Reggio Emilia. “Guardate che sto brindando a Champagne, mi auguro che non sia per molto tempo“, una celebre battuta del Berlusconi imprenditore con alcuni amici americani prima della discesa in campo, sulle frequenti cadute di governo nel nostro paese. Oppure a Bari del 2002 quando rifiutò l’acqua minerale offertagli, giustificandosi con un “Bevo solo Champagne“. Bollicine francesi grandi protagonisti dei suoi brindisi durante le vacanze in Sardegna in Costa Smeralda. Una figura che ha accompagnato lo sviluppo e il successo del vino italiano nel mondo, fu tra i primi come parlamentare europeo a battersi contro i programmi Ue sul Cancer Plan. Nel 2003 sfumò per un soffio l’acquisizione di una Tenuta in uno dei territori del vino italiano più belli e importanti come quello Montalcino, un antico Castello circondato dai vigneti di Brunello.

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