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Nelle caffetterie americane, una tazza di caffè è arrivata a costare quasi 5$ (4,90$ di media), con un aumento del 7,6% rispetto all’anno scorso, secondo i dati di NPD Group citati dal Wall Street Journal. Anche fare il caffè in casa è diventato più caro e secondo i dati del Dipartimento del Lavoro USA i prezzi sono aumentati anche nella grande distribuzione del 20,3% rispetto all’anno precedente.

Sebbene l’inflazione si sia leggermente ridotta a luglio, i costi rimangono elevati in tutti gli Stati Uniti, soprattutto per i generi alimentari. Anche mangiare fuori casa costa il 7,6% in più a luglio rispetto allo scorso anno sempre secondo i dati del Dipartimento del Lavoro USA.

A far lievitare i prezzi è stata la galoppante inflazione e per quanto riguarda il caffè anche i problemi climatici di quest’anno. In Brasile, il più grande esportatore di caffè al mondo, gli agricoltori hanno sperimentato la siccità e poi il gelo, che hanno danneggiato i raccolti di chicchi di arabica, il tipo di pianta di caffè di alta qualità. Secondo il Wall Street Journal, alcuni agricoltori potrebbero dimezzare i loro raccolti, con un conseguente aumento del costo del caffè.

Nonostante questo problema, non sembra che le aziende del settore abbiano registrato un calo di vendite. “Nonostante le bevande costino circa il 5% in più rispetto all’anno scorso, Starbucks non sta riscontrando alcuna riduzione misurabile della spesa dei clienti o alcuna evidenza di un loro passaggio a prodotti più economici”, ha dichiarato l’amministratore delegato ad interim Howard Schultz commentando i risultati del terzo trimestre dell’azienda.

 

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