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A inizio gennaio, infatti, un gruppo di brand di alternative agli alcolici hanno dato vita al Adult Non Alcoholic Beverage Association (ANBA), con sede negli Stati Uniti. Una prima volta, che va a intercettare quello che è stato definito come “uno dei più grandi cambiamenti epocali degli ultimi decenni”, verso il bere consapevole.

 

Obiettivo principale dell’Associazione è quello di creare un organo centrale, che riunisca tutte le parti attive nel panorama degli analcolici. Più di quaranta brand, che coinvolgono ogni aspetto delle bevande senza alcool, fanno già parte dell’unione, che si pone anche come sostegno per i suoi membri, oltre che come portavoce: fondamentale, anche alla luce dell’assenza di regolamenti e disciplinari nel settore specifico. Da un punto di vista più ampio, ANBA fungerà inoltre da faro per generare attenzione sulla categoria, agli occhi di soggetti importanti quali rivenditori, fornitori e aziende collaterali, oltre che chiaramente per i consumatori.

In termini strettamente tecnici, negli Stati Uniti si parla di alternativa analcolica quando un prodotto contiene lo 0.5% di alcol, o meno. ANBA ha volontariamente inserito nel suo nome la parola adult, per sottolineare come abbracci comunque prodotti destinati a consumatori in età legale per bere (aperitivi, spirits, mocktails RTD, birre, vini, ecc. in versione analcolica), a differenza di sode, succhi e simili. Ed è proprio questa la prima missione dell’Associazione: definire chiaramente il segmento degli analcolici, come il presidente Marcos Salazar ha raccontato a beveragedaily.com. Manca una corretta informazione, ma questo può essere visto anche in ottica positiva: “Siamo un mercato giovane, in rapida espansione, per cui la vediamo come un opportunità, non per forza come un ostacolo”.

“ANBA vuole aiutare i suoi membri a divulgare i loro prodotti e i loro valori nell’intero ecosistema delle bevande, tra consumatori, rivenditori, ristoranti e bar, luoghi d’ospitalità, grossisti, distributori. I nostri membri sono orientati verso la qualità, in un momento storico in cui anche i consumatori lo sono, e questa apertura al buon e al nuovo può solo essere d’aiuto”. I cosiddetti prodotti low and no si affidano spesso alle degustazioni e alle occasioni sociali per poter farsi conoscere: con le chiusure e le restrizioni sono venute meno anche le possibilità di educare i consumatori, ma non appena si è tornati a uscire, la risposta è stata entusiasta. “I nostri consumatori si dichiarano stupiti, prima di tutto; stiamo producendo alternative che sono ancora migliori, per gusto, di quelle alcoliche. Basti pensare alla Athletic Brewing Company, che ha vinto il premio come Miglior Birrificio dell’Anno secondo Brewbounds, includendo anche la birra analcolica”.

I loghi dei membri:

Enormi sono inoltre i vantaggi logistici e organizzativi per il settore, in un momento di mercato che sembra ancora essere agli albori, e per questo fertile: “Possiamo consegnare direttamente al consumatore, senza per forza passare per intermediari o punti vendita, per cui diventa fondamentale informare. Quando il consumatore apprende di un prodotto analcolico, può ottenerlo direttamente, e questo aiuta a creare una comunità, un’atmosfera personale, intima”. Entro il 2025, il mercato delle bevande analcoliche prevede una crescita fino a 30 miliardi di dollari di valore, secondo Global Market Insights.

“Negli ultimi anni, molti imprenditori lungimiranti hanno sfornato prodotti analcolici strepitosi, andando a ridefinire il concetto di bere, di uscire. E il consumatore ha fatto la sua parte, alzando l’attenzione verso uno stile di vita più sano, è appunto un cambiamento culturale, non solo di gusti”. E infine la pandemia: “Le chiusure hanno portato le persone a interrogarsi su come davvero vogliono vivere la loro vita, e all’impatto a lungo termine delle loro decisioni, su tutte il consumo di cibi e bevande. È una combinazione di fattori perfetta per la crescita degli analcolici”. 

I passi successivi, nel breve periodo, sono già ben chiari: “Prima di tutto, una presenza più efficiente sugli scaffali. Gli analcolici dovranno essere meglio posizionati strategicamente, e non difficili da trovare, come succede adesso; e saranno infinitamente più disponibile in bar e ristoranti”. Poi, un’evoluzione meramente organolettica: “I birrifici stanno già esplorando birre analcoliche con profili aromatici vari e complessi. Lo stesso varrà per i distillati, che incideranno sulla concezione dei cocktail”. Siamo all’inizio di una nuova era, e ANBA ha appena aperta una nuova porta.

+info: nabeverages.org/

 

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