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La prima volta che ho sentito parlare in pubblico Marco Fay era una decina di anni fa, in una serata organizzato dall’Associazione Italiana Sommelier di Milano. “La Valtellina in verticale” era il titolo di quella degustazione, quella che per il vigneron classe’78 è diventata un vero e proprio manifesto. Oggi in tanti in Valtellina parlano di viticoltura seguendo lo sviluppo altimetrico, dieci anni fa è stato precursore di un approccio alla vigna che sta dando i risultati giusti.

VENTI VENDEMMIE Per Marco Fay questa sarà la vendemmia n.20, un traguardo importante che gli ha consentito di diventare uno dei punti di riferimento nel panorama vinicolo valtellinese. “Lo dico sempre, in Valtellina abbiamo la fortuna di lavorare un vitigno straordinario come il Nebbiolo che qui da risultati super, quando andiamo in giro per il mondo del vino appena parli del Nebbiolo e di Valtellina ti ascoltano”. Studi superiori all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, laurea in Viticoltura ed Enologia all’Università di Milano, Marco è titolare insieme alla sorella Elena della Cantina Sandro Fay di San Giacomo di Teglio che porta il nome del papà, che ha fondato l’azienda nel 1973. “Una delle prime decisioni che abbiamo preso quando sono entrato nell’azienda di famiglia è stata quella di concentrarci sulla lavorazione dei vigneti nella sottozona della Valgella, la zona più estesa tra le Docg del Valtellina Superiore, ma anche quella meno blasonata rispetto a Inferno, Grumello e Sassella, l’unica dove abbiamo mantenuto un bellissimo vigneto. All’inizio in tanti non capivano questa decisione, specie sul lato commerciale, i fatti ci hanno dato ragione, permettendoci di concentrarci in un territorio più circoscritto”.

Il vigneto di Cà Morei

VALGELLA TARDIVA La Valgella è il suo regno, dove Marco Fay si sente a suo agio e passa le sue giornate facendo la spola su e giù dalla cantina sita a San Giacomo di Teglio, dove si stanno completando i lavori di ristrutturazione. Casa e vigneto, in quella sottozona che prende il nome dal termine dialettale “Valgel” per indicare i piccoli torrenti che caratterizzano la zona. La sottozona più estesa del Valtellina Superiore Docg, quella dove ci sono grandi potenzialità che Marco ha sfruttato alla grande. “Siamo stati tra i primi a intuire le potenzialità della Valtellina nello sviluppo in verticale, sfruttando il variare delle condizioni quando ci si alza di quota altimetrica. Abbiamo deciso di destinare le quote delle uve più basse a un vino che, come si evince dal nome Costa Bassa, è diventato uno dei prodotti più importanti della nostra gamma, raccontando al consumatore la nostra filosofia”. Siamo stati a trovare Marco Fay qualche settimana fa, alla vigilia della vendemmia 2021 e abbiamo fatto con lui qualche previsione. “Credo che sarà un’annata tardiva, lo sviluppo vegetativo ha ripreso negli ultimi giorni caldi di settembre ma siamo comunque leggermente in ritardo di qualche giorno rispetto ad annate calde come la ‘18 e la ’19. Per me sono vendemmie molto interessanti che dovrebbero consentire di sviluppare grandi note floreali e acidità, vediamo come andranno gli ultimi giorni settembre, è il periodo più importante e abbiamo avuto belle giornate che speriamo tengano sino alla seconda metà di ottobre quando dovrebbero essere prevista la raccolta”.

VIGNERON MODERNO Marco Fay è vice-presidente del Consorzio di Tutela Vini di Valtellina, un incarico a cui tiene molto soprattutto per la possibilità di rappresentare i vigneron, in progetti importanti, come quello della zonazione. “Stiamo portando avanti un progetto molto interessante sulla zonazione in collaborazione con la Fondazione Fojanini che ha dei vigneti sperimentali in cui sono conservati dei cloni di Nebbiolo storici che vanno mantenuti e valorizzati, sono un patrimonio inestimabile che non tutte le zone vinicole d’Italia possono vantare. Ai giovani che si vogliono affacciare al lavoro in vigna e in cantina dico che la Valtellina è una zona fantastica dove ci sono grandi prospettive, sicuramente nei prossimi anni assisteremo a un ricambio generazionale che è già partito con il piede giusto”. Una modernità quella di Fay anche nel capire la suddivisione di compiti e attività, come quello di affidarsi a un distributore professionista come la società Pellegrini di Cisano Bergamasco per la commercializzazione e lo sviluppo del vino, una produzione che mediamente si attesta intorno alle 80.000 bottiglie prodotte all’anno su una superficie aziendale di 15 ettari, una cantina associata alla Fivi. “Siamo onorati di essere rappresentati in un catalogo così importante, mi è piaciuto l’approccio di Pietro Pellegrini e dei suoi collaboratori sin da subito, in un periodo non certo semplice come quello della pandemia tra chiusure e restrizioni dei ristoranti e bar hanno fatto un ottimo lavoro di posizionamento del prodotto”.

SOTTCASTEL Non ti stancheresti mai ad ascoltare Marco Fay, un racconto prima in mezzo alle vigne e poi in cantina. Saliamo sino ai 900 metri di altezza dove nei pressi della Torre di Teglio è stato impiantato un nuovo vigneto di bianco, dove nasce il Sottcastel.Volevo fare un vino bianco che andasse a chiudere la nostra verticalità, con un suo legame territoriale. Se avessi voluto seguire l’aspetto puramente commerciale avrei piantato riesling e sarei andato a colpo sicuro. Abbiamo deciso invece di puntare sullo chardonnay, con dei cloni provenienti dal Trentino Aldo Adige e dalla Borgogna, perché ci consente di esprimere la nostra visione e identità territoriale. Mi piace pensare che questo è un vitigno internazionale che fanno in tutto il mondo, ma riusciamo comunque a dargli la nostra impronta e tanti ci seguono perché sanno che è un vino che rappresenta lo stile della cantina Fay, con fermentazione in acciaio e affinamento in botte grande di legno”. Una produzione limitata a circa 3.000 bottiglie, che rappresentano comunque un allargamento della gamma della cantina che invece ha dato l’addio al Drey Es Brut, un vino che ha fatto la storia della spumantistica in provincia di Sondrio. “Era un pezzo della nostra storia, un metodo classico con le basi spumante che arrivavano dal Trentino, i tempi sono cambiati e oggi non rappresentava più appieno la nostra filosofia. Magari tra qualche anno decideremo di fare uno spumante tutto nostro, sicuramente papà Sandro ne sarebbe felice, dobbiamo guardare all’azienda come un’entità con una filosofia unica”.

GRANDI ROSSI La parte del leone in cantina Fay la fanno però i rossi. Una gamma di Nebbiolo della Alpi che si concentra con lo sviluppo altimetrico. Dal celebre Costa Bassa, il Valtellina Superiore Valgella Docg che è diventato uno dei marchi della casa su cui puntare. Salendo nella piramide qualitativa ci sono i due cru più famosi dell’azienda. Partendo dalla lavorazione dei cru più famosi della cantina come Cà Moréi e Carterìa, che stanno scrivendo delle pagine importanti enoiche da queste parti. “Siamo stati fortunati a riuscire a creare delle condizioni ideali per operare in vigna, in anni buoni papà Sandro è riuscito ad accorpare dei corpi unici di vigneto, consentendoci di concentrarci nella lavorazione nel nostro territorio”. Un corpo unico anche il vigneto Ronco del Picchio, lo Sforzato di Valtellina Docg che rappresenta ancora un vino bandiera per entrare in certi mercati. “Lo Sforzato è sicuramente un vino importante che ha consentito alla Valtellina di farsi conoscere nel mondo, continuiamo a credere nello sviluppo di un vino sempre più moderno, con maggiore bevibilità e con grande struttura”. Un tasting quello dei vini di Marco Fay dove si sente la sua mano. Grande eleganza ed espressività, tante sfumature del Nebbiolo delle Alpi con una cifra stilistica fatta di grande complessità al naso e un tannino sempre ben levigato in bocca, con una leggera nota agrumata filo conduttore nel viaggio degustativo che diventa sempre più speziata con sentori balsamici. L’acidità non manca mai, non parliamo di un’astringenza fastidiosa, piuttosto di quella freschezza che fa assaporare questi grandi rossi sin da giovane e di poterli gustare anche tra qualche anno.

INFO www.vinifay.it

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