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A tutti, almeno una volta nella vita, è capitato di inciampare in un vino tappato, attaccato da un fungo che rilascia Tca (tricloroanisolo). E la magia – il momento tanto atteso dell’assaggio – è interrotta. Ma non c’è solo il Tca, ci sono anche i problemi di riduzione e di ossidazione causati dall’aria. Stappata la bottiglia, annusarne il tappo (di sughero) rientra certamente tra le attività preferite dei sommelier, una sorta di rito. Ma è davvero sempre più circoscritto a quei vini cosiddetti più importanti, blasonati e da lungo invecchiamento? Staremo a vedere. Certo è che l’innumerevole quantità di tappi presenti sul mercato e la percentuale di problemi tutt’ora registrata nonostante la variegata offerta spinge sempre più produttori ad avvicinarsi alla tipologia screwcap. Antiestetica, poco romantica ma sicuramente sicura e pratica sopratutto nei wine bar che fanno della vendita del singolo calice di vino il loro business.

 

 

E tra i vigneron, nel gran cru del Timorasso, Monleale, Walter Massa ha deciso di testare nel suo vino Derthona molte chiusure: dal sughero di alta qualità al tappo a corona, al sintetico e appunto  il tappo a vite. Avviato l’esperimento oggi si trovano 25 mila bottiglie con la chiusura Stelvin e livelli di solforosa più bassi (39 milligrammi per litro contro i 45 delle bottiglie chiuse col sughero). Una doppia proposta per un mercato che sta cambiando dove si bypassa la differenza di colore e gusto in favore della certezza di avere vini integri versati con ragguardevole praticità.

E, sdoganato il tappo, si è pensato subito di renderlo uno strumento di comunicazione e di tracciabilità. La società Guala Closures ha sviluppato infatti la prima chiusura NFC dedicata al vino regalando così una soluzione innovativa e risolutiva dal costo tutto sommato neanche troppo eccessivo (50 centesimi). In buona sostanza il tag NFC, applicato nella parte superiore del tappo, ben visibile e leggibile anche dall’imballaggio con smart phone, agevola produttori, vettori, clienti e consumatori  finali. Oltre al miglioramento della logistica c’è una comunicazione  one – to – one con l’utente finale che scoprirà i contenuti del vino (informazioni tecniche, video, ecc.) in real time con la sicurezza invero di star acquistando una bottiglia originale della cantina. Uno strumento di engagement e di tutela della produzione. Il tutto con uno sguardo anche all’ambiente grazie all’infinitesima capacità di riciclo dell’alluminio con cui sono prodotti i tappi.

 

 

E i vini di Vigneti Massa? Con la chiusura a vite c’è una bella definizione e freschezza in una bocca più stretta mentre nel sughero, la carica aromatica è già più espressa in un gusto più ampio e goloso.

Le premesse sono più che buone e considerando la longevità del timorasso, non resta che lasciare il vino per qualche anno a riposo così da scoprirne l’evoluzione con questa diversa chiusura.

 

+info: www.gualaclosures.com

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