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E’ un quadro a tinte fosche quello che emerge dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, presentato nel corso dell’anteprima di wine2wine, l’evento online che tratterà temi legati al vino sino al 24 novembre. Solo un’azienda vitivinicola italiana su 10 aumenterà il proprio business nel 2020, mentre per oltre 7 su 10 le vendite totali vedranno un saldo in negativo.

 

Un’indagine condotta su un panel di 165 aziende, che registrano 4 miliardi di euro il fatturato cumulato, di cui 2,5 miliardi relativi all’export, circa il 40% del totale Italia. Le difficoltà delle imprese vitivinicole sono il risultato della crisi nei canali horeca in rosso nel 91% dei casi, nel dettaglio specializzato per 3 produttori su 4, dell’export per il 63% delle aziende e della vendita diretta in cantina. Un gap generato anche dalla mancanza degli arrivi enoturistici stranieri, in diminuzione per l’87% degli intervistati. Segno meno compensato solo in parte dalle vendite nella Gdo italiana, in crescita per il 51% dei rispondenti e dalla crescita esponenziale dell’online, riscontrato da 8 operatori su 10.

“La pandemia ha ulteriormente messo in luce le problematiche strutturali e dimensionali di cui soffre il nostro sistema produttivo- le parole del responsabile dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini – Con la chiusura dell’Horeca e la ridotta diversificazione dei mercati e dei canali di vendita, sono soprattutto le imprese vinicole più piccole a pagare il conto più salato di questo scenario di crisi dominato dall’incertezza. Un conto che non è certo più leggero anche per le imprese più dimensionate, ma che tuttavia potendo contare su strutture commerciali, finanziarie e patrimoniali più robuste, dimostrano una resilienza indubbiamente più elevata”.

Secondo l’analisi del campione, rappresentativo per fatturato ed export, a soffrire maggiormente sono le piccole imprese con ricavi sotto la soglia del milione di euro, con vendite in rosso nell’81% dei casi e con export (74% delle risposte), horeca (95%) e dettaglio specializzato (86%) in flessione. Un quadro dell’export comunque negativo, anche se l’Italia pare abbia perso meno quote di mercato rispetto alla concorrenza. Il 63% delle cantine intervistate vede rosso, mentre le aziende in crescita sono solo il 18%. I 10 mercati principali maggiormente in difficoltà sono Uk e Usa in contrazione per il 60% del campione. Seguono Giappone, Australia, Cina, Germania, Canada, Russia e Svizzera, in uno scenario globale che vede 9 piazze su 10 in negativo, si salva solamente la Svezia con dati positivi.

È difficile commentare dati le cui cause non riflettono il reale stato di salute del vino italiano ma un’epidemia mondiale in cui tra l’altro il vino italiano sta pagando la metà delle perdite rispetto ai propri competitor- il commento del DG di Veronafiere, Giovanni Mantovani– Il nostro settore avrà tutti i fondamentali per ripartire, a patto che per una volta le scelte siano corali e si attui una promozione di bandiera all’altezza della notorietà globale del brand tricolore. Una comunicazione istituzionale cui abbinare eventi italiani legati al trade del vino nel mondo”.

 

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