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Dopo tre edizioni riscaldate dal sole estivo della Puglia, quest’anno si replica in primavera: dal 10 al 13 marzo si terrà infatti il quarto appuntamento con lo Splash Festival, la fiera-evento dedicata al beverage e all’hospitality. Il riscontro positivo delle ultime uscite ha convinto l’organizzazione, ideata e curata da BarProject Academy, a stringere legami con la Fiera del Levante, una delle principali del Mediterraneo. Quattro giorni di formazione, informazione, confronto e sano divertimento, all’insegna della mixology e della caffetteria. 

Nato nel 2016, Splash è un evento inizialmente pensato per avvicinare i giovani professionisti del settore dell’ospitalità alle imprese coinvolte nel mondo del beverage, siano essi produttori o fornitori di  servizi. Un’opportunità per coltivare le due anime del beverage, a confronto per confezionare il miglior servizio per il consumatore finale. È quindi una sorta di ibrido dai due volti: fiera, data l’estesa presenza di aziende che espongono e presentano le proprie realtà, e festival, grazie all’enorme grado di interazione e coinvolgimento dei partecipanti. Dopo la prima edizione a Molfetta, Splash si è negli anni spostato attraverso la Puglia, dalla spiaggia di Calacerasa (Monopoli) a quella di Torre Quetta (Bari); inutile dirlo, il nome è evocativo per richiamare il mare, e collegarlo al mondo liquido della mixology.

Splash Festival 2018

Lo spostamento in calendario di quest’anno testimonia il percorso di crescita, così come il sodalizio con Levante Prof, una rassegna biennale giunta alla sesta edizione dedicata al food and beverage; ventiquattromila ospiti previsti in quattro giorni, sedicimila metri quadri di cui cinquecento dedicati allo Splash Village. L’attenzione delle istituzioni è naturale conseguenza: “L’esplosione della moda televisiva e mediatica del food & beverage”, commenta l’assessore comunale alle Culture e al Turismo, Silvio Maselli “sta coinvolgendo sempre più persone nel mondo del bere e del mangiare. Tuttavia non sono pochi i rischi: l’approssimazione, la scarsa professionalità potrebbero produrre effetti negativi sulla credibilità della destinazione turistica barese e della Puglia tutta. Ecco perché è davvero significativo il progetto di Splash Festival, utile come aggiornamento e sfida professionale, per vedere come gli altri territori fanno le cose, crescere e divertirsi insieme, diventare grandi. Insieme”.

Il nuovo Padiglione della Fiera

“Abbiamo avviato questa collaborazione perché le aziende ci chiedevano sempre maggiore attenzione al dettaglio” racconta Alessandro Di Pierro, co-organizzatore di Splash insieme alla mente Claudio Lepore, Rosanna Pelagio e Valentina Modugno, “e una location più professionale come la Fiera del Levante. Inoltre, uno dei nostri focus principali è da sempre il connubio tra mixology e cibo, non a caso il tema di quest’anno sarà il beverage nella ristorazione: si può abbinare un drink a un piatto, e viceversa?”. Quattro giorni di passione e coinvolgimento dunque, esaltati dalla competizione “Stir it Up”, gara di coffee mixology incentrata sull’improvvisazione, una delle caratteristiche principali per formare un buon bartender. Il contest si concluderà con una mistery box, con ingredienti segreti da utilizzare per creare un cocktail da abbinare a un piatto.

Si terranno poi percorsi educational di aziende, esibizioni di flair e latte art e quattro talk show relativi al bere miscelato, su altrettanti topic principali: la comunicazione del bere, la gestione di un locale, il mestiere del bartender e il beverage nella ristorazione. Il motore di Splash si chiama BarProject Academy, una scuola di formazione e consulenza nel mondo del beverage attiva da dieci anni soprattutto nella caffetteria e nell’american bar. L’accademia viaggia su dieci corsi, da quelli base (basic bartending e coffee culture) fino alla miscelazione avanzata o filoni più specifici come Latte Art e Brewing. Nel corso degli anni l’attività di Bar Project si è allargata anche oltreconfine e in un altro continente, con l’approdo in Kenya nel 2013, sotto il nome di BarProject International Mombasa.

Circa tremila professionisti formati in dieci anni, seguendo una precisa filosofia che guarda al futuro: “Ci siamo votati alla reinterpretazione del mondo del bere. Da consumatori siamo attentissimi da anni a come si mangia, molto meno a come si beve. Il buon bere è fondamentale per vivere un’esperienza totale, che vada oltre lo stappo di una bottiglia, o l’apertura di un prodotto come se fosse tutto là: la nostra è una ricerca verso la comprensione dei metodi per mettere in un bicchiere emozioni più complesse, come accade in un piatto. Parliamo di cultura dell’hospitality, del turismo. E di cultura del bere, ovviamente”.

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