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Le grandi menti lavorano forse ancora di più durante le difficoltà. E in una delle fasi più difficili della storia moderna, ha preso vita un progetto che potrà davvero cambiare le regole del dinamico e stimolante mondo del bere. Flavio Angiolillo lancia infatti Dripstillery, distilleria autonoma che sa già cosa vuol fare da grande.

“Durante il primo lockdown abbiamo pensato fosse arrivato il momento di avere una distilleria tutta nostra” racconta Angiolillo, volto storico del gruppo Farmily sotto il cui ombrello lavorano sei locali trai più in voga di Milano. Per riuscirci, Angiolillo e il suo team hanno intessuto una partnership di qualità con Fundeghera 1939 (brand creato nel 2018 da Mattia Vita e Luca Vita, pronipoti di Natale Mario Vita, il quale, nel 1939, decise di aprire l’omonima drogheria) la nuova generazione della firma Nexus, con sede ad Abbiategrasso, da anni attiva nel settore di polpe e sciroppi e recentemente entrata nel mondo di aperitivi e distillati. Angiolillo e i fratelli Vita hanno quindi instaurato una società per dedicarsi insieme alla liquoristica, di fatto fondando una distilleria autonoma che produrrà per conto terzi la linea Farmily: Dripstillery è il nome dato al marchio, “dall’inglese to drip, gocciolare, perché vogliamo far arrivare i nostri prodotti ovunque, goccia a goccia”.

La creazione di punta di Distillery ha in realtà già suscitato un certo clamore nel giro dei cocktail bar: a settembre era stato infatti lanciato il Bitter Fusetti, dedicato a Milano e alla via dove vive Iter, forse al momento il bar più attivo e frequentato dell’intera Farmily. “Lo abbiamo pensato per venire incontro all’esigenza dei bartender: avere una seconda scelta nel comparto bitter, come succede per il vermouth e in pratica per qualsiasi altro prodotto in miscelazione; e volevamo non fosse troppo dolce, amaro o sovrapprezzo”.

Bitter Fusetti mira a sfondare il muro delle trentamila bottiglie annuali nel 2021, con distribuzione diretta in ogni regione, dalla distilleria ai grossisti. “È ovviamente perfetto in miscelazione, ma il top è shakerato”, e per arrivare a un prodotto che ha soddisfatto chiunque lo abbia implementato in bottigliera, la strada è stata piuttosto densa (di degustazioni): “abbiamo fatto dei test al buio con i vari drink, e ogni volta che a vincere erano altri bitter, tornavamo a lavorare sulla ricetta. Al nono test, sette assaggiatori su sette hanno scelto Fusetti. Abbiamo quindi fatto il test con altre sette persone, e di nuovo in sei hanno preferito Fusetti. In tutto abbiamo fatto ventisette blind test, e in ognuno di questi è stato preferito dalla maggioranza il nostro bitter”.

Lavoro di squadra in assoluto (“Io ho messo solo il nome, poi ogni membro del team ha dato il proprio apporto, dalla grafica, alla caratteristica doppia T”), Bitter Fusetti non è certo l’unica proposta di Dripstillery: saranno presto disponibili i Drips Liquor, nove etichette realizzate in collaborazione con altrettanti trai migliori bartender italiani. Ed è già in cantiere un progetto dedicato al bere del passato, rivisto in chiave moderna. Non sono disponibili altri dettagli (o forse sì?), ma una cosa è certa: la liquoristica sarà investita da una piccola rivoluzione.

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