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Segni particolari NN, Nino Negri. La carta di identità di Danilo Drocco vede la Langa come luogo di nascita e di elezione, ma la consacrazione nell’Olimpo del Nebbiolo la sta raggiungendo in Valtellina. Ormai la chiama “casa”, da quando due anni fa è arrivato alla guida della cantina Nino Negri, la storica azienda valtellinese più importante sotto il profilo quali-quantitativo.

Non ci ha messo tanto tempo ad ambientarsi nel piccolo comune di Chiuro, la capitale di un territorio dove l’uva Chiavennasca è la regina incontrastata. Il clone qui è diverso, anche per chi è stato abituato a lavorare il Nebbiolo trent’anni in Piemonte. “In due anni di Valtellina ho trovato molta più bio-diversità che in trent’anni di lavoro in Piemonte”. La prima volta che ho sentito pronunciare questa frase da Danilo Drocco pensavo mi stesse prendendo in giro, ma poi conoscendolo ho capito bene che non stava scherzando. In Valtellina ha trovato il giusto habitat per lasciare il segno, la sua impronta, nella terra che viene definita un parco giochi per i geologi, un luna park del vino per un Nebbiolista Winemaker con la mano magica.

Danilo Drocco, Direttore Nino Negri

PIU’ CRU Prima la vigna, poi la cantina. Il lavoro di Drocco in Valtellina è partito così. “Perchè in cantina fare meglio di così sarebbe stato difficile, allora ci siamo concentrati ancora di più in vigna nella conduzione agronomica. Abbiamo cercato di valorizzare di più il concetto di Cru, per sfruttare maggiormente le potenzialità non solo di una singola sotto-zona, ma addirittura di una singola vigna, vinificando singoli appezzamenti per esaltarne le caratteristiche”. Nel Barolo il Cru non è un affare di una singola azienda, ma un patrimonio della denominazione, vedi Cannubi. Un concetto da importare anche in Valtellina con il Fracia ad esempio, uno dei Cru più famosi della Docg Valtellina Superiore dove la Nino Negri ha di fatto quasi un monopolio, cercando di valorizzare i singoli appezzamenti e vedendo positivamente l’uscita in etichetta di altre aziende. “Il fatto che la Nino Negri abbia una grande estensione di vigneto nel Fracia non vuole dire che siamo gli unici a doverlo fare, vedere altre aziende che escono con il nome Fracia per noi è una cosa importante di valorizzazione dell denominazione”.

RITORNO IN VIGNA Nino Negri è la perla del GIV, il Gruppo Italiano Vini, uno dei più importanti player nel mondo del vino globale che ha deciso di continuare a investire nel territorio valtellinese. “Dopo decenni abbiamo riacquistato vigne- spiega Drocco- questo è un fattore importante per la nostra azienda perché significa investire nel territorio e dobbiamo ringraziare il GIV per il sostegno. Così come in vigna faremo investimenti importanti nell’accoglienza portando i nostri visitatori a degustare direttamente il vino valtellinese in mezzo alle vigne, in una casa colonica che verrà mantenuta come fruttaio per l’appassimento delle uve di Sforzato al piano superiore mentre al pianterreno verrà adibita a sala degustazione per emozionare gli eno-turisti e i clienti che ci vengono a trovare”. Passione e lavoro, la giusta ricetta quando si deve andare anche incontro a ore di lavoro che per un ettaro di vigna in Valtellina sono mostruosamente più alte. “Questo ormai lo sappiamo e lo sanno bene i nostri viticoltori, per questo per garantire questa viticoltura eccezionale dobbiamo essere in grado come aziende di garantire la giusta remunerazione a chi lavora in vigna, consentendogli di concentrarsi sulla lavorazione del prodotto che prima di tutto deve partire dalla passione”. In vigna o ci nasci o ti innamori recita un vecchio adagio, il ricambio generazionale non può essere però spinto solo da aspetti culturali ma anche economici. “E’ un tema su cui le cantine come Nino Negri stanno lavorando, vedo con favore la moda dei piccoli produttori, ma questi non possono essere il traino di una territorio perché con le micro-produzioni non si riesce a fare massa critica per alzare il livello medio dei prezzi delle bottiglie e conseguentemente delle uve per far tornare i giovani in vigna ”.

SCI E VINO Uno sci-alpinista doc come Drocco nel Piemonte cercava sentieri poco battuti, in Valtellina guarda con rispetto le cime innevate e appena ha un attimo di tempo libero mette le pelli di foca ai piedi per risalire la montagna. Andatura costante, passo e zaino leggero, in montagna come in vigna sono tante le similitudini e l’analisi del Direttore della Nino Negri prende in considerazione l’appuntamento olimpico di Milano-Cortina 2026. “Dobbiamo farci trovare pronti, come comparto del vino valtellinese c’è un Consorzio che lavora bene e in maniera compatta, stanno iniziando a organizzare le prime riunioni per pianificare un lavoro in maniera puntuale. Stiamo potenziando il lavoro con l’Alta Valle, Bormio e Livigno sono due piazze strategiche, con cui impostare delle collaborazioni per portare i turisti nella stagione invernale a visitare le nostre cantine, oltre a muoverci e fare eventi con le cantine stesse in quei luoghi dove i numeri della stagione estiva sono sempre più in crescita”. L’aspetto della ristorazione e dell’accoglienza è un altro tema che sta a cuore a Drocco. “Il vino deve essere un alleato per la ristorazione, ci sono insegne storiche che continuano a fare un grande lavoro di valorizzazione dei nostri vini, bisognerebbe forse cercare di alzare l’asticella in media valle dove per fare accontentare tutte le fasce di turisti vedrei bene uno stellato. Un po’ come successo in Langa dove il vino è stato da traino per la ristorazione e sono nati molte insegne di livello. A Sondrio manca un ristorante stellato, dobbiamo cercare di aiutare i giovani ad emergere creando un connubio più stretto tra vino e ristorazione, come Nino Negri abbiamo due ristoranti di proprietà dati in gestione, in due tra i luoghi più suggestivi come la zona del Fracia e Castel Grumello”.

BORGOGNA D’ITALIA “La Valtellina è la piccola Borgogna d’Italia, qui c’è il Nebbiolo mentre in Francia hanno il Pinot Nero, due vitigni eleganti che sono quelli che cercano i consumatori del futuro”. Altra frase che Drocco ripete come un mantra, ma si è convinto soprattutto andando in giro per il mondo, insieme al Consorzio Tutela Vini di Valtellina nelle missioni istituzionali in Svezia e Danimarca, ma anche in autonomia. “C’è una grande voglia di vino valtellinese in giro per il mondo, abbiamo la fortuna di lavorare un territorio unico e un vitigno eccezionale che dà vini eleganti, bevibili ma al tempo stesso complessi, quello che cercano i consumatori di oggi, lontano anni luce dal gusto di anni fa di vini potenti e strutturati”. Anche il global warming può aiutare la viticoltura di montagna, con zone come la Valtellina che non potranno che beneficiarne. “La scorsa vendemmia abbiamo avuto delle gradazioni sino a qualche anno fa impensabili, tutta la viticoltura di montagna trae benefici da un fenomeno di riscaldamento globale che sta mettendo in pericolo altre zone, ad esempio una cosa che ho notato subito in Valtellina sono le potenzialità delle zone più alte e quelle della sponda orobica dove d’inverno arriva meno sole, peccato che in alcuni casi non si è mantenuta la tradizione della viticoltura”.

NOVITA’ E ANNATE Bisognerà ancora aspettare qualche mese per vedere quanto la mano di Drocco ha lasciato il segno. Al momento ha firmato alcuni vini rossi base e i bianchi IGT delle annate 2018 e 2019, ma la prova del nove arriverà quando verranno messe in commercio le prime bottiglie di Valtellina Superiore con la sua prima annata la 2018 che si prospetta eccezionale, con una zona in particolare quella del Grumello con il Cru Sassorosso. “Credo che sia una delle zone più belle dell’intero territorio valtellinese, la cosa unica è data dal fatto che la vigna poggia su una quarantina di centimetri di terreno, terra non ce n’è, è fenomenale vedere come la pianta cerchi la linfa e si riesca a mantenere in equilibrio, lo stesso aspetto lo ritroviamo nei vini”. Non è stato facile raccogliere la pesante eredità di un grande nome che ha fatto la storia della Valtellina come Casimiro Maule, ma Danilo Drocco dopo due anni è riuscito nell’impresa non certo semplice di succedere a un gigante del vino italiano, verso cui nutre grande rispetto nominandolo spesso durante le occasioni ufficiali. “Il mio precedessore ha fatto un grande lavoro, me ne rendo conto quando assaggio lo Sfursat 5 Stelle rimango sempre sbalordito dalla finezza e dalla complessità di un vino che prima di venire in azienda non capivo abbastanza ma oggi quando vado in giro per il mondo tanti non sanno dov’è la Valtellina, non conoscono la Nino Negri, ma hanno bevuto ed apprezzato il 5 Stelle”.

INFO www.gruppoitalianovini.it/index.cfm/it/brand/nino-negri/vini/

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