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Che sia per iscriversi in palestra, o per fare un tentativo con un gennaio vegano, i consumatori hanno storicamente sempre scelto il primo mese dell’anno per imbarcarsi in scelte drastiche che diano una svolta alla loro vita. Si sente spesso parlare del Dry January, il lasso di tempo dedicato al non bere dopo i bagordi natalizi, ma si nota un importante calo di consumatori che decidono di estendere il non consumo di alcol in modo permanente.  Per l’industria del beverage, queste modifiche alle abitudini rappresentano un’enorme opportunità per proporre nuove idee sul piano dei low and no, proposte a basso contenuto, o senza contenuto di alcol.

TREND ASTEMIO –Secondo le statistiche di Global Data, ad esempio, un quinto dei maggiorenni under 25 britannici è astemio, e più della metà dei bevitori statunitensi stanno attivamente cercando di ridurre il consumo di alcol. In Europa, gli spagnoli sono i leader nel settore di low alcol o analcolici: il 95% dei bevitori sta cercando di ridurre il consumo, e l’80% è disposto a bere analcolico. Sorprende inoltre l’impennata di soluzioni alterative richiesta in Germania, storicamente paese ben dedito al bere. Secondo le stesse fonti, globalmente il consumo di alcol nel 2018 è diminuito del 1.8%, e i brand si stanno muovendo di conseguenze nella nicchia del low and no, portandola a livelli ancora più interessanti; si parla infatti di premiumizzazione, quindi realizzazione con i prodotti più ricercati, anche per birre analcoliche e proposte artigianali a basso volume.

MOTORE SALUTE – Gli ingredienti naturali si stanno rivelando l’elemento chiave per i brand che si muovono in questo settore. Il miglioramento della propria salute è uno dei fattori più importanti, se non il maggiore, a influenzare le scelte del consumatore e a cambiarne le abitudini, insieme al controllo del peso, risparmio economico e l’evitare i postumi dell’ubriacatura, secondo Mintel. Risulta quindi decisivo proporre bevande che abbiano un buon sapore e al tempo stesso si rivelino salutari: ai consumatori piace il dolce sapore dello zucchero, molto meno il suo contenuto calorico. Ed è qui che gli ingredienti naturali entrano in gioco, pressoché azzerando il contenuto di composti artificali come dolcificanti, e risultando benefici per le condizioni fisiche, che siano un hard-seltzer, un distillato non alcolico, un cocktail ready to drink, etc.

COSA ASPETTARSI NEL 2020 – Non sembra possibile prevedere un rallentamento del trend: i cocktail RTD sono destinati a un aumento di vendite importante, soprattutto nella versione mocktails, analcolici. Lo stesso dicasi per i dark spirits, i distillati scuri a basso contenuto alcolico, ispirati ad esempio al rum. Anche il pairing nei migliori ristoranti stellati sta iniziando a strizzare l’occhio a soluzioni senza alcol per specifici piatti. Nel campo birre, ci si aspetta un maggior numero di opzioni super-premium e dai sentori fruttati, oltre a soluzioni analcoliche anche artigianali, per convincere anche i bevitori pià accaniti di stout e scure.

 

fonte: beveragedaily.com

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