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Secondo le analisi di Barth Haas la produzione combinata dei 40 maggiori produttori di birra del mondo nel 2022 è stata pari a 1.666 milioni hl, portando la loro quota totale di mercato all’88,1%. Particolarmente degna di nota è l’elevata percentuale dei gruppi di produttori di birra in testa alla classifica: i primi quattro (AB InBev, Heineken, China Res. Snow Breweries e Carlsberg) da sole rappresentavano un buon 52,9% della produzione totale di birra nel mondo. Il 2022 è stato caratterizzato da un aumento della produzione nei grandi produttori, mentre i birrifici regionali hanno avuto più difficoltà a compensare le perdite di volume subite durante la pandemia. Nel segmento della birra artigianale è proseguito il processo di consolidamento.

 

Il gruppo AB InBev mantiene sempre la leadership produttiva con una produzione di 518 milioni hl di birra, con una quota del 27,4% sul totale mondiale ed un fatturato di oltre 53 miliardi €. Opera a livello globale con portafoglio diversificato di oltre 500 marchi di birra comprendenti: i marchi globali Budweiser (Bud in Italia), Corona e Stella Artois; i marchi multi-Paesi (come Beck’s, Hoegaarden, Leffe e Castle) e i numerosi marchi locali (come Aguila, Antarctica, Bud Light, Brahma, Cass, Cristal, Harbin, Jupiler, Michelob Ultra, Modelo Especial, Quilmes, Victoria, Sedrin e Skol), leader nei rispettivi Paesi di produzione. AB InBev ha sede a Lovanio (Leuven) in Belgio, ma in realtà esso rappresenta un articolato agglomerato di birrerie e società sparsi su tutti i continenti, con punte produttive particolarmente elevate nel continente americano.

Nel corso del 2022 il gruppo è cresciuto in quasi tutti i Paesi con l’eccezione del Nord America dove i volumi sono calati di oltre il 4%. Nel corso del 2023 il gruppo ha sofferto di un ulteriore calo di volumi della birra Bud Light a causa di una controversa campagna di marketing che ha coinvolto la personalità transgender dei social media Dylan Mulvaney e che ha portato a boicottaggi da parte dei consumatori più tradizionalisti. Di recente, inoltre, il gruppo AB InBev ha disinvestito dalle craft beer vendendo 8 birrifici artigianali USA a Tilray Brands. AB InBev è tra i primi tre competitori anche in Italia, dove opera attraverso la controllata commerciale AB InBev Italia.

 

Al secondo posto si conferma il gruppo Heineken con 257 Mio hl e una quota globale del 12.4%, esprimendo nel 2022 un fatturato di 34.7 miliardi €. Guidato dal marchio Heineken, il Gruppo ha un portafoglio di oltre 300 birre e sidri internazionali, regionali, locali e speciali, tra cui: Adelscott, Amstel, Cruzcampo, Affligem, Calanda, Desperados, Starobrno, Tiger, Zagorka, Ochota, Murphy’s, Mc Farland, Lagunitas, Lasko & Union, Red Stripes, Sol, Star, Pelforth e le italiane Birra Moretti e Ichnusa, Nel corso del 2021 il gruppo olandese ha acquisto il controllo di Namibia Breweries, in Sud Africa e quello di United Breweries Limited (UBL) in India, rafforzando in tal modo la propria quota nei rispettivi Paesi.

A seguito della sua decisione di non svolgere più alcuna attività in Russia, di recente il gruppo ha venduto le sue attività in questo Paese al prezzo formale di 1 € con una perdita di 300 Mio €. Va anche ricordato che dal gruppo di controllo è uscita di recente la brasiliana FEMSA cedendo le proprie azioni alla Heineken Holding NV, azionista di controllo dell’omonimo gruppo birrario. Heineken è leader anche sul mercato italiano dove opera con diversi birrifici e numerosi marchi internazionali (Heineken ed altri) e importanti marchi nazionali (tra cui Birra Moretti, Dreher, Ichnusa, Messina).

 

Con 122 milioni hl di produzione ed una quota mondiale del 6,5% il gruppo cinese China Res. Snow Breweries, più noto per la birra Snow (la birra più venduta al mondo), è il terzo più grande produttore birraio al mondo e il primo gruppo in Cina che attualmente rappresenta il più grande Paese produttore di birra al mondo.

 

La Cina piazza tra i primi produttori mondiali anche la Tsingtao (sesta posizione nella classifica mondiale con il 4,2% di quota) e la Yanjing (nona posizione con quota del 2,0%). Le birre di Tsingtao sono le birre più esportate dalla Cina e sono presenti anche nei canali della ristorazione etnica sul mercato italiano.

 

Il gruppo Carlsberg, con 102 milioni hl di produzione e una quota globale del 5,4%, si ricolloca al quarto posto nella classifica mondiale. Il fatturato globale 2022 del gruppo danese è stato di 70.265 milioni di corone danesi (circa 9.425 milioni €). Nel corso del 2020 Carlsberg ha acquisito Wernesgrüner (DE) da Bitburger Group. Nel corso dello stesso anno, nel Regno Unito è stata costituita la CMBG (Carlsberg Marston’s Brewing Group), frutto di una joint venture tra Carlsberg UK (60%) e Marston’s PLC (40%). Di recente il gruppo ha acquisito anche Waterloo Brewing rafforzando la sua posizione in Canada. In alto mare invece la sua posizione in Russia dove la società aveva acquisito a suo tempo Baltika Breweries, la cui gestione è stata ora trasferita al governo russo. A seguito di questa decisione Carlsberg ha revocato gli accordi di licenza con Baltika Breweries. La società è presente anche sul mercato italiano con il birrificio di Induno Olona (VA) dove produce su licenza i marchi Carlsberg, Tuborg, 1664 e le birre nazionali del Birrificio Angelo Poretti. Inoltre commercializza alcuni marchi internazionali (Grimbergen, Brooklyn, Tucher).

 

Al quinto posto nella classifica mondiale si consolida il gruppo canadese-americano Molson Coors con una produzione di 82 milioni hl ed una quota del 4,4%. Il Gruppo è operativo anche in alcuni Paesi Europei; come Gran Bretagna (dove è leader con Carling), e Rep. Ceca con Staropramen.

 

Al settimo posto nella classifica mondiale si colloca Asahi, il più grande gruppo birrario giapponese con una produzione di 59 milioni hl ed una quota del 3,1%. Asahi è ben presente anche sul continente europeo dove controlla Peroni in Italia, Grolsch in Olanda e Pilsner Urquell in Repubblica Ceca. Con la recente acquisizione di Carlton & United Breweries ha conquistato la leadership anche in Australia. Gli altri grandi gruppi produttori giapponesi sono nell’ordine: Kirin, Suntory e Sapporo.

 

All’ottavo posto, con una produzione di 44 milioni hl e una quota del 2,3%, si pone il gruppo francese BGI/Groupe Castel, leader nella produzione di vini in Francia ma molto attivo anche nel settore della birra con la BGI, che esprime i maggiori volumi produttivi di birra sui mercati dell’Africa francofona.

 

Con una produzione di 34 milioni hl e una quota dell’1,85% si colloca al decimo posto il gruppo turco Efes (Anadolu Efes Brewery), leader in Turchia sia nel settore della birra che nel settore delle bevande analcoliche (è tra l’altro imbottigliatrice delle bevande di Coca Cola), ma presente in posizione di leadership sul mercato russo e in diversi Paesi dell’Europa Balcanica e del Medio Oriente.

 

Con una produzione di 23,9 milioni hl, pari a una quota dell’1.3% della produzione mondiale, si colloca al tredicesimo posto Guinness, la divisione birraria del gruppo Diageo UK. La stout Guinness,  inventata nel 1759,  è la birra scura più famosa nel mondo con stabilimento principale a Dublino, che oggi rappresenta l’attrazione turistica più visitata d’Irlanda. Ma il mercato a maggior volume è la vicina Gran Bretagna dove Guinness è la birra leader nell’HoReCa. Il gruppo è particolarmente attivo anche in alcune regioni dell’Africa dove ha aperto delle unità produttive in Nigeria, Ghana e Camerun. Guinness è commerializzata in oltre 50 Paesi in tutto il mondo.

 

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Vanno infine segnalati altri grandi gruppi birrari europei che esprimono posizioni di leadership a livello nazionale:

I 40 più grandi produttori di birra al mondo

Fonte: dati Barth Report 2022 – www.barthhaas.com

+Info:

Fonte: www.barthhaas.com/

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