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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato al birrificio MC77 con una intervista a Cecilia Scisiani e Matteo Pomposini ( www.mc-77.com )

 

 

Il nostro movimento si arricchisce, nel 2013, di una coppia che ha saputo farsi amare per la genuina passione legata alla proverbiale caparbietà della gente marchigiana. Parlo ovviamente di Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini che nel 2013 diedero vita al loro sogno, aprendo il birrificio MC77 a Serrapretrona nel maceratese ottenendo subito, seppur mantenendo innate umiltà e riservatezza, unanimi apprezzamenti e un successo immediato culminato con la vittoria nella categoria emergenti al Birraio dell’Anno 2017 confermata poi dal brillante recente quinto posto ex-aequo con il reputato e più sperimentato Birrificio Lariano, nella categoria big al Birraio dell’Anno 2018. Questi risultati acquistano ancor più valore se pensiamo ai danni, materiali e psicologici, subiti dal birrificio e dai due ragazzi a causa del terremoto che nel 2016 ha sconvolto il centro Italia.
Ecco cosa ci hanno detto Cecilia e Matteo.

Come e perché avete iniziato la vostra avventura.

La nostra avventura nasce a Roma dove vivevamo durante gli anni dell’università. Le prime birre artigianali assaggiate probabilmente sono state quelle di Turbacci nel suo brewpub a Mentana, erano gli anni 2002/2003, è stato subito un colpo di fulmine e le gite da Roma a Mentana sono state molto frequenti nel periodo successivo! Nell’estate del 2004 ci siamo avventurati in Belgio seguendo una guida trovata in un giornaletto di viaggi che ancora con- serviamo gelosamente.

Abbiamo girato tantissimo e il ricordo più vivido è probabilmente il primo assaggio di una Cantillon direttamente in birrificio, pensavamo fossimo vittime di uno scherzo di cattivo gusto… Mai avremmo pensato che negli anni seguenti ci sarebbero piaciute così tanto quelle birre che all’epoca non riuscivamo proprio ad inquadrare.

Ormai la passione era dilagata ed un bel giorno Cecilia assiste ad una lezione universitaria tenuta da Leonardo di Vincenzo che all’epoca era studente di dottorato. L’argomento erano i processi biochimici che ci sono dietro la produzione della birra, anche di quella fatta in casa… il passaggio all’homebrewing è stato rapidissimo. Da qui in avanti la nostra storia è  come quella di tanti birrai italiani che ad un certo punto hanno deciso di far diventare la  loro passione un lavoro vero e proprio.

Ci riteniamo molto fortunati ad aver scoperto in quegli anni a Roma questo mondo perché sicuramente era uno dei pochi posti in Italia che già aveva tanto da offrire, c’erano già realtà affermate e tantissime altre stavano nascendo.

Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?

La nostra curiosità ci ha portato ad assaggiare un pò tutto quello che riuscivamo a reperire nei negozi specializzati o pub. Dovendo ricordare le birre o i birrifici che ci hanno ispirato maggiormente sicuramente non possiamo non nominare la Reale di Birra del Borgo, la birra più luppolata con cui siamo entrati in contatto in quegli anni. Ci hanno affascinato diverse produzioni del birrificio sardo Barley, una su tutte la BB10 e poi siamo innamorati da vecchia data della Torbata di Almond’22.

A livello internazionale forse la folgorazione più grande è stato il birrificio Dieu du Ciel. Abbiamo bevuto le sue birre direttamente nel brewpub a Montreal, tralasciando quanto ci sia piaciuta la Rosée d’Hibiscus naturalmente forte fonte di ispirazione per la nostra Fleur Sofronia, siamo rimasti stupiti da quanti diversi stili di birra erano prodotti da quel birrificio, tutti in maniera esemplare.

 

 

Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostrapartenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.

Per quanto siamo appassionati di vecchia data la storia del nostro birrificio è piuttosto recente. Quando abbiamo aperto noi il mercato era già abbastanza consapevole del prodotto birra artigianale, in qualche modo ci siamo trovati la strada spianata da chi ha intrapreso questo lavoro prima di noi.

D’altra parte, l’asticella della qualità si era già alzata e lavorare bene fin da subito era essenziale. Ora questa asticella ha raggiunto un nuovo picco e stiamo notando che i nuovi progetti che riescono ad ingranare bene sono quelli che oltre a fare buonissime birre hanno anche molto chiaro come curare tutti gli aspetti che ruotano attorno al prodotto, dalla comunicazione alla gestione. Ritagliarsi una fetta di mercato in un momento in cui i consumi non aumentano particolarmente mentre i birrifici aumentano considerevolmente, sta diventando sempre più difficile. Forse proprio per questo motivo i nuovi progetti che reputiamo più lungimiranti sono quelli che puntano (oltre alla qualità che deve stare alla base di tutto) alla vendita diretta al consumatore, come i brewpub o i birrifici con tap room.

Avete qualche sassolino nelle scarpe?

Ne abbiamo diversi e tutti riconducibili al fatto che spesso si ha l’impressione che il nostro settore remi contro sè stesso e la possibilità di allargare gli orizzonti rimanendo sempre relegato ad una nicchia. Per ora comunque sono ancora sassolini sopportabili e possiamo ancora camminare tenendoli nelle scarpe!

Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?

Il lavoro in birrificio, esclusa la creazione e il perfezionamento delle ricette che consideriamo la parte più divertente, è abbastanza duro e ripetitivo e richiede molta attenzione e precisione in tutte le fasi. Inoltre, ci si trova sempre a doversi confrontare con un mercato piuttosto esigente, alla ricerca di novità e nel quale molto spesso l’offerta supera la domanda.

Tutto questo ci conferisce una buona dose di stress quotidiano che però riusciamo ad affrontare in maniera serena quando notiamo che quel che a noi piace fare è apprezzato anche da chi beve le nostre birre. Ogni volta che arriva un riconoscimento o un semplice complimento da parte di un consumatore abbiamo la spinta per far meglio ogni mattina.

Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”.

Ci piace molto la reinterpretazione delle birre di stampo belga da parte di Extraomnes, una su tutte che avremmo voluto pensare noi è la Zest!

+Info: www.mc-77.com

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Rubrica Birrifici Emergenti 2008-2018 by Kuaska

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