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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato al birrificio La Fucina con una intervista ad Angelo Scacco ( www.birrificiolafucina.it )

 

 

“Il Molise esiste e però è tutta birra artigianale” afferma con orgoglio Angelo Scacco che nel suo Birrificio La Fucina a Pescolanciano in provincia di Isernia ci regala una nutrita serie di birre originali e interpretazioni di stili americani. Angelo, una laurea alla Bocconi, che ama definirsi “sedicente birraio” è un vulcano in continua eruzione e da lui mi aspetto un’intervista molto vivace e pungente.

Come e perché avete iniziato la vostra avventura.

Diciamo che da home brewer tutto è iniziato dopo diverse serate al “Bir and fud” bottega di Mirko Caretta a Roma, quando oltre a bere birra mi sono avvicinato anche al mondo dell’home brewing; vivendo a Milano e non essendo ancora Mr. Malt così conosciuto, ho iniziato ad acquistare le mie prime materie prime (malti, luppoli, lieviti) da Roy Beer. L’home brewing era uno svago, un modo di non stare sempre a pensare al lavoro; e di certo all’epoca e durante tutte quelle cotte non pensavo di avere un mio birrificio, più che altro cercavo  di tirare fuori birra che non uccidesse amici e parenti.

Poi nel lontano 2012 ho deciso di lasciare Milano ed il mio lavoro di consulente aziendale per tornare in Molise ed iniziare l’avventura produttiva; prima come beer firm, anche per evitare di correre un rischio con un investimento esoso, senza avere delle certezze su ricette e sulla risposta del mercato; dopo 24 mesi da beer firm io e Giovanni Di Salvo (il mio amico e socio) abbiamo deciso di aprire il nostro birrificio a Pescolanciano, il piccolo villaggio dell’Alto Molise in cui viviamo. A volte mi chiedo, se è stata un’avventura ricercata per passione, oppure per eccesso di ubriachezza, ma dopo 8 anni non ho ancora trovato la risposta; propendo per la seconda però.

Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?

Beh come birrificio straniero non ho dubbi: decisamente Brewdog, sia per la varietà di stili, in particolare le primissime Punk IPA e 5 AM varie, sia per il marketing e l’approccio al mondo della birra artigianale. Penso che siano veramente di ispirazione, sono stati capaci di crescere e far conoscere la birra artigianale con un approccio giovane, innovativo e business oriented (almeno facciamo vedere che sono laureato in Bocconi).

In Italia ho avuto modo di conoscere personalmente, quando ancora ero un aspirante home brewer, Moreno dell’Olmaia, Leonardo di Birra del Borgo, Luigi di Opperbacco, oltre che  (più da bevitore) i ragazzi di Lambrate. Questo per dire che quando sono partito la maggiore ispirazione è arrivata dal fatto di poter chiacchierare con questi mostri sacri durante i vari (e pochi) festival birrario durante alcune presentazioni di birre o degustazioni. Per me è sempre costruttivo confrontarsi con persone che hanno intrapreso un’iniziativa imprenditoriale, anche perché ognuno di loro ha punti di vista differenti, partendo magari dalla stessa passione.

 

 

Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.

Partiamo da ciò che è cambiato in male, o meglio che non è migliorato: l’approccio del mondo della birra artigianale sui canali social e sui gruppi/forum, personalmente vedo, a volte, una cattiveria ed un astio fra gli utenti che non riesco a spiegarmi, alla fine si tratta sempre di birra, sia che siamo in un forum di home brewer, sia in un forum di beer geeks, probabilmente ci sono alcuni personaggi/utenti che prendono questo mondo troppo sul serio, anzi in maniera seriosa; ecco questo non mi pare sia migliorato rispetto a quando abbiamo iniziato. Non credo che questo atteggiamento porterà dei vantaggi al nostro mondo, anzi probabile che non ci permetta di aprirci verso un pubblico più ampio, che al momento è curioso, ma che potrebbe arrivare incuriosito in un mondo che però non gli toglie le curiosità che ha, ma lo prende in giro, oppure lo denigra, oppure potrebbe trovarsi in situazioni poco piacevoli di litigio ed a quel punto potrebbe decidere di non fare neppure domande, per evitare di trovarsi in mezzo a persone che litigano e basta.

Ciò che è migliorato è invece la coesione che vedo fra birrai, anche in questo caso non intendo dire che in passato non ci fosse coesione, il contrario, quello che noto è un estremo miglioramento di quella coesione. Anche perché credo, di certo vale per me, il rispetto fra i birrai è cresciuto, questo aiuta le nuove generazioni a confrontarsi con le “vecchie” (fa ridere utilizzare il termine vecchio nel mondo brassicolo italiano) generazioni e viceversa; inoltre devo notare con piacere che la stragrande maggioranza dei birrai italiani ama, alquanto, bere molta birra, di certo questo non è che un acceleratore e facilitatore del mantenere un clima sereno ed amichevole. Inoltre le collaboration beer sono diventate la quotidianità e questo credo sia anche frutto di questo bel clima (oltre che scelta di marketing, ma business i business, meglio se fatto con gli amici).

Non voglio neanche parlare dell’incremento esponenziale della qualità delle birre artigianali italiane, perché non sono un intenditore, ma solo un modesto e continuo bevitore. Anche in questo caso non sto dicendo che in passato la birra artigianale italiana non fosse di qualità, ma che negli anni siamo passati da una qualità media delle birre discreta ad una qualità media quasi eccellente. Se mi posso permettere questo è anche frutto del clima di cui sopra, non credo di avere mai trovato un birrificio (incluso il mio) che non mia abbia aperto con piacere le porte, non ho mai trovato un birraio che non abbia condiviso con me anche “segreti” di produzione e cantina. Io, personalmente, condivido con tutti aspetti legati alle ricette e ai metodi e processi produttivi del mio birrificio, senza nascondere nulla… alla fine si tratta sempre di acqua, malto, luppolo e lievito (più tutto ciò che può venire in mente ad un birraio) …la condivisione è fondamentale per crescere, non per rubare segreti di pulcinella.

 

 

Avete qualche sassolino nelle scarpe?

Si si… uno ce l’ho… volevo ribadire (fa parte dell’aspetto non migliorato nel nostro mondo) che “bevi e nun rompe er c***o” (nome di una mia birra, oltre che grande slogan del Serpente Pub di Roma) è un consiglio.

Questo perché mi è spiaciuto molto vedere denigrata una birra, che tra l’altro è fantastica, solo perché alcuni personaggi non sono capaci di comprendere l’ironia. Ricordo un commento in un forum: “birrifici che danno certi nomi alle birre dovrebbero chiudere all’istante, io bevo e parlo quanto mi pare!!!”

Sarà che io provengo da un mondo estremamente serio (visti gli argomenti trattati), ma credo che il bello della birra debba essere proprio il non prendersi troppo sul serio, oltre che approfondire le motivazioni per cui viene scelto un nome. La mancanza di curiosità è spesso la principale ragione delle incomprensioni e dei fraintendimenti.

Per il resto non ho altri sassolini, vivo sereno.

Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?

Sapere che domani produrrò l’ennesima birra, con una ricetta nuova, cercando di proporre al mercato la mia concezione di birra, ma soprattutto che potrò berla! Per il futuro, in realtà non so cosa aspettarmi, o meglio ho in testa alcuni scenari, per il nostro mondo; di certo sono ansioso di vedere se qualcuno degli scenari che ho in mente si realizzerà o meno. Per il birrificio nel futuro prossimo spero in un ingrandimento, oramai siamo arrivati al massi- mo possibile, nella prima birra a bassa fermentazione; mentre assai futuribile il confezionamento in lattina.

Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”.

L’invidia non è uno dei miei peccati preferiti, mi piace più esercitarmi con altri peccati; però se posso dire, avrei voluto produrre la BB10 di Barley, ricordo ancora la prima sera in cui l’ho assaggiata, oramai diversi anni fa, una serata con Garret il birraio di Brooklyn Brewery, Moreno dell’Olmaia e Leonardo di Birra del borgo; fu una vera illuminazione. Ecco avrei voluto essere nella testa di Nicola per capire come ha fatto a pensare una birra del genere, a mio parere fantastica e unica. Per il resto, con un minimo di auto erotismo e voyerismo… mi piace guardare, però preferisco “fare da solo”.

+Info: www.birrificiolafucina.it

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Rubrica Birrifici Emergenti 2008-2018 by Kuaska

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