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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato al Birrificio Yblon con un’intervista a Marco Gianino ( www.yblon.company.site ).

 

 

Rimaniamo sull’isola, più precisamente a Ragusa dove il caro amico di vecchia data Marco Gianino produce birre davvero interessanti, mai modaiole, nel suo birrificio Yblon. Lascio a Marco parlarci della sua vita da birraio in terra siciliana.

Come e perché avete iniziato la vostra avventura.

Come per tanti altri, l’avventura nasce tra i fornelli di casa. Da un hobby che diventa talmente “invadente” che senti il bisogno di farlo diventare la tua professione. Ho iniziato con l’homebrewing nel 2007, ma solo 8 anni dopo (tra tante peripezie) è diventato il mio lavoro.

Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?

In Italia devo molto a Jurij Ferri di Almond 22, più che ispirazione, ho avuto proprio modo di formarmi presso il suo birrificio. È stato lui a darmi una visione più professionale di quello che era un hobby. Tra gli stranieri prendo a piene mani tutto il mondo belga che è ancora oggi la mia grande fonte di ispirazione. Vado in Belgio almeno una volta l’anno a bere e girare per birrifici.

 

 

Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.

Il birrificio è nato proprio nel bel mezzo della deflagrazione. Quando siamo passati da 200 a 1000 in pochi anni, se non mesi. I miei contatti col mondo birrario però sono antecedenti di qualche anno e in quel periodo l’ambiente era totalmente diverso. C’era spazio per tutti, la concorrenza non esisteva e i birrai erano una grande famiglia, si conoscevano tutti e c’era un grande scambio culturale. Dalla nostra nascita a oggi, da questo punto di vista, le cose sono peggiorate. In mezzo a chi fa questo mestiere per passione son spuntati tanti avvoltoi che vedono un business facile (anche se la maggior parte poi fa male i conti)… le acquisizioni da parte delle multi- nazionali hanno peggiorato le cose perché per mol- ti oggi l’obiettivo è creare un marchio da rivendere al miglior offerente. Poi si è rafforzata sempre di più la moda del “famolo strano” o dell’eccesso, quella sorta di “necessità” che hanno molti produttori ad inserire l’elemento del territorio o caricare fino alla saturazione elementi caratterizzanti senza alcun criterio, solo per stupire chi mette il naso dentro il bicchiere e ottenere una recensione positiva, anche se poi magari la birra risulta imbevibile al secondo sorso.

Avete qualche sassolino nelle scarpe?

Sassolini ce ne sono diversi, da dove cominciamo? Il più grosso sicuramente è la burocrazia italiana. L’argomento “birra” è ancora sconosciuto qui al sud e a volte per pararsi le spalle i funzionari se ne escono con richieste assurde o addirittura divieti ingiustificati (“nel dubbio, non farlo!”) che fanno solo perdere tempo e limitano la crescita. Altro sassolino sono i tanti colleghi che puntano a mostrare la coda anziché lavorare per far crescere il movimento, creare nuovi canali, crescere bevitori. E spesso anche i locali “specializzati” (altro sassolino) alimentano questa ricerca del famolo strano. La domanda che mi sento rivolgere spesso è “Allora?! Cosa abbiamo di nuovo?!”, tutti si aspettano sempre una novità da poter mettere in bella mostra per attirare clienti, la news che fa parlare di sè per quei 10 minuti e poi si passa alla prossima novità. Sassolino anche per chi dopo 4 lezioni ad uno dei tanti corsi di degustazione attivi in giro per l’Italia si sente già un professionista e dà sfogo ai suoi complessi (solo sui social però) andando a cercare il pelo nell’uovo in ogni birra. C’è come una sfida a chi trova per primo il difetto… vorrei continuare, ma i miei soci mi stanno fermando :)

 

 

Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?

Andiamo avanti perché ci piace quello che facciamo, ci piace percorrere la nostra strada. Abbiamo scelto di ridurre le nostre referenze, lavorare su pochi prodotti cercando di evolverli il più possibile, andiamo in controtendenza rispetto a chi tira fuori una nuova birra ogni settimana che poi viene dimenticata la settimana successiva. Vogliamo creare una base solida, selezionare veri bevitori, eliminare la gran confusione di etichette che si sta creando e che a nostro avviso è poco costruttiva.

Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”

Qui ho pochi dubbi, sono tante le birre che ho invidiato, sia estere che italiane ma tra tutte sicuramente spicca la Taras Boulba che, quando è al massimo della sua forma, rasenta la bevuta perfetta. Una strada che ho cercato di ripercorrere con la nostra blond ale, niente caratterizzazioni territoriali, niente fuochi d’artificio, una birra che si lasci bere con piacere bicchiere dopo bicchiere.

+Info: www.yblon.company.site

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Rubrica Birrifici Emergenti 2008-2018 by Kuaska

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