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Lorenzo Dabove (in arte Kuaska), il più grande esperto di birre artigianali in Italia, ha condotto per conto di Beverfood.com un’ampia panoramica sui microbirrifici emergenti in Italia dal 2008 al 2018, intervistando i titolari/fondatori di ciascun Birrificio. Questo articolo è dedicato al Piccolo birrificio Clandestino di Livorno (LI) con una intervista al fondatore Pier Luigi Chiosi, (www.piccolobirrificioclandestino.it)

 

 

Il Piccolo Birrificio Clandestino di Livorno, fondato nel 2010 da Pier Luigi Chiosi, passato da  valente homebrewer, si sta ritagliando un posto in prima fila grazie ad una graduale ma costante crescita qualitativa arricchita dall’utilizzo di ingredienti del territorio con una spiccata propensione ai vitigni locali. Lasciamo ora carta bianca a Pier Luigi.

Come e perché avete iniziato la vostra avventura.

Abbiamo iniziato nel 2010 come brewpub da un gioco nato per caso con altri 6 amici, io avevo iniziato la mia avventura di home brewing circa 6 anni prima e visto che a Livorno non c’era nessun produttore di birra artigianale mi era sembrata una scommessa divertente, uno degli amici aveva un locale nel centro della nostra città che era sfitto e lì abbiamo cominciato.

Quali birre/birrai/birrifici, sia italiani che stranieri, sono stati la vostra fonte d’ispirazione?

Io da sempre sono amante degli stili anglosassoni e americani, quindi le prime produzioni si sono rifatte a stili tradizionali, bitter, ipa e barley wine. In Italia i riferimenti sono stati Birrificio del Ducato e Birra del Borgo, Giovanni Campari credo sia stato il birraio che ho cercato di “copiare” di più, un esempio per la nostra Imperial stout Montinera è stata sicuramente la Verdi del Birrificio del Ducato.

Differenze, nel bene e nel male, tra l’epoca della vostra partenza e quella attuale con particolare riferimento all’aria che tirava e che tira oggi.

Quando abbiamo iniziato noi nelle produzioni che facevamo c’era la ricerca assoluta della qualità e attinenza allo stile, senza curarsi di dover fare birre hype o che richiamassero il consumatore per qualcosa di eclatante, adesso credo che spesso si cerchi il colpo ad effetto per far parlare di sè con birre a volte improbabili ma che utilizzano ingredienti particolari o che fanno affinamento in botti di “chissachecosa”. Penso che a volte si perda il senso della misura. Di contro adesso rispetto a 10 anni fa c’è molta più consapevolezza nel consumatore di cosa vuol dire birra artigianale, sempre meno spesso ci si sente chiedere una doppio malto oppure dire “No la birra rossa è forte”, quindi il nostro lavoro di diffusione della cultura birraria è sicuramente più semplice.

 

 

Avete qualche sassolino nelle scarpe?

Sinceramente no.

Cosa vi fa andare avanti e quali sono le prospettive future?

Di base la passione che ci ha spinto ad aprire, io credo che per piccole realtà quale la nostra il motore principale rimane la passione, ci sono molti altri lavori che ti impegnano mooolto meno e che rendono mooolto di più, ma questo volevo fare e questo non ha prezzo.

Le prospettive sono di ulteriori ampliamenti della cantina e conseguentemente della produzione che per il 2019 vorremmo attestare sui 2600 hl.

Una battuta per concludere: “Quale birra avreste voluto creare voi e che invidiate ai vostri colleghi, sia italiani che stranieri?”.

In effetti sono più di una, ma se devo scegliere dico Punk Ipa di Brewdog.

+Info: www.piccolobirrificioclandestino.it

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Rubrica Birrifici Emergenti 2008-2018 by Kuaska

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